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Channel: Fnord! - parte della Eris Society italiana » mujaheddin
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My heart goes boom

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E così è un attentato. Nei primi momenti ho sperato fosse un incidente. Non che sarebbe cambiato nulla per le vittime e i loro cari. È un attentato. Non in Israele, dove è sufficientemente impossibile, ma in un luogo altro. Dove gli ebrei non sono oggetto di sicurezze particolari. A diciotto anni dall’Argentina, dice la stampa, ed io aggiungo: a pochissimo tempo dalla Francia. Ehud Barak, l’uomo che da primo ministro voleva concedere il 99% delle richieste palestinesi in cambio dell’accordo di pace, e che ricevette uno sberleffo da Arafat nonostante questi avesse accettato, dichiara come sia evidente che dietro ci sia l’Iran; Lieberman, ministro degli Esteri, afferma che la mano è quella di Hezbollah.
Sia come sia, tira un’ariaccia e gli alleati d’un tempo hanno gli stessi obiettivi oggi.

Non credo di poter tirare una linea diritta fra l’attentato in Bulgaria e le recenti dichiarazioni alla stampa israeliana di diversi generali che avvisano Israele del riarmo di Hezbollah (sciiti, finanziati e armati da Iran e Siria) come del trasferimento di truppe dell’Esercito libanese (largamente sunnita, ufficialmente l’armata nazionale) verso il sud e, allo stesso tempo, non dimenticano di avvertire la controparte che – questa volta – non si eviterà di colpire i centri nevralgici del Partito di Dio, vigliaccamente nascosti fra i palazzi, in appartamenti o cantine, nelle cittadine al confine israelo-libanese. Per la serie: fuggite sinché siete in tempo, cittadini che non c’entrate nulla. O che non volete entrarci.

La linea può essere tirata semmai verso la politica dei Mujaheddin del Popolo che, oppositori del regime teocratico, vede i militanti di quella organizzazione uccidere figure chiave del programma nucleare iraniano, possibilmente coordinati e sostenuti dai servizi occidentali e di Gerusalemme. Il massacro, dalle parti antisemite, è sempre stato preferito ad azioni mirate: colpire nel mucchio, compiere quanti più assassinii possibile.

Insomma, tira un’ariaccia. Che va a sommarsi al silenzio dei ‘pacifinti’ sulla Siria e sugli infiniti epperòiterritorioccupati. Senza rendersi conto che non è lo Stato d’Israele l’obiettivo ma la nazione ebraica e che, come disse il pastore luterano Niemöller, «Prima vennero per gli ebrei… poi vennero per me e non era rimasto nessuno che potesse difendermi».


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